MEDAGLIE NAPOLETANE E DEL MERIDIONE Anno 1850 (1870) – Per il ritorno del Papa Pio IX a Roma Galvano rame – 80,3 mm – 264 gr. – R4 – Opus: Nicola Cerbara – D’Auria n. 233 – Ricciardi n. 199 - Bart. III – 2 : SD-42 (nel Bartolotti non viene indicata in galvano). Coniata a Roma. Al dritto: PIVS IX PONT . MAX . Busto a sinistra del Papa in abito pontificale. In giro corona di fronde di quercia e di alloro. Legate in basso ed in alto da un nastro. Sotto. NIC. CERBARA F. Al rovescio: Doppia perlinatura nel giro, in basso fiore, nel campo veduta di Gaeta. Volendo il Papa fare un omaggio straordinario a chi aveva contribuito in modo determinante alla restaurazione del suo potere pensò a una medaglia ma volle che questa fosse grande, la più grande che si fosse mai coniata ufficialmente, che raffigurasse la città di Gaeta e che fosse d’oro. Furono così incisi 23 diversi conii con i nomi dei 23 diplomatici che seguirono il pontefice a Gaeta. Ne furono coniati anche 23 esemplari in bronzo per il medagliere vaticano. Nel 1852 ne furono coniati altri 7 esemplari in bronzo che probabilmente restarono al Cerbara. Gli esemplari in galvano, furono probabilmente una variante coeva su iniziativa del Cerbara. Riconosciuta e catalogata la versione in galvano dal Ricciardi e dal D’Auria, della quale medaglia se ne conoscono solo poche copie. Non viene indicata in galvano dal Bartolotti. Fonte attendibile ma anonima: “Del medaglione di Gaeta furono fatti 22 esemplari in oro, nel 1852. Di questi 17 furono dati agli ambasciatori che seguirono il papa a Gaeta ed uno al card. Antonelli, altri 4 furono dati ai ministri plenipotenziari delle grandi Potenze. Tra i 17 ambasciatori, ben tre la ricevettero in duplice esemplare, in quanto rappresentanti di due nazioni contemporaneamente. L’esemplare originale in oro pesava 433-453 gr, quello "doppio" circa 380 gr, così come quelli dedicati alle potenze. Nella cornice del rovescio ogni medaglia portava il nome e la qualifica del personaggio a cui era stata dedicata. A questi 22 esemplari si aggiunse, nel 1853, un altro (438 gr) per l’ambasciatore di Parma. Inoltre Pio IX ne fece fare altri 5 in oro da 450 gr. ma senza dedica, che donò ai generali francesi che avevano abbattuto la Repubblica Romana. L’intera serie in bronzo, di 23 pezzi con dedica + 2 senza dedica, fu depositata presso il Medagliere Vaticano, come documento storico. Inoltre, nel 1856, vennero coniate in argento 23 + 23 placchette uniface del solo rovescio, ciascuna con dedica originale, che, messe sotto vetro in un quadretto, furono regalate a Pio IX e al cardinale Antonelli. Insomma, nel 1856 esistevano 33 esemplari in oro (23 con dedica e 10 senza), 46 soli rovescio in argento con dedica, 23 in bronzo con dedica, 2 in bronzo senza dedica, cui si aggiunsero (nel 1858) altri 12 esemplari in bronzo senza dedica. Gli esemplari in bronzo che circolano oggi (e non parlo dei galvani, né delle copie fuse) furono ottenuti quasi tutti dai due paia di conii (senza dedica, e con cornice alquanto "bombata") che l’incisore Nicola Cerbara portò seco in esilio. Dato che la pensione di costui era alquanto misera, non ci sarebbe da meravigliarsi se egli, sottobanco, avesse utilizzato questi conii per procedere (probabilmente presso uno stabilimento privato di Firenze) alla battitura di altri esemplari da vendersi privatamente; esemplari di cui, purtroppo, è impossibile stabilire il numero. Comunque i punzoni ed i 23 conii originali con dedica della medaglia di Gaeta furono spezzati alla presenza di un notaio (ed esiste relativo atto) nel 1858, mentre il dritto con il ritratto del papa rimase a disposizione della Zecca romana, così come il rovescio con cornice liscia; però quest’ultimo rovescio non poteva assolutamente esser usato per coniazioni senza che l’ordinasse personalmente il papa. Tant’è che, insieme a pochi altri conii, fu portato in Vaticano (dove è conservato tutt’ora) poco prima del 20 settembre 1870. Tutte queste vicende (che ho sintetizzato) escludono qualsiasi coinvolgimento della Zecca papale nelle riconiazioni delle medaglie di Gaeta. Nicola Cerbara portò seco 2 paia dei conii (cioè 2 D/ e 2 R/ senza dedica) che probabilmente (ma non c’è alcuna documentazione probante) usò per riconiazioni private in bronzo presso uno stabilimento fiorentino, è stato calcolato che, al massimo, si aggirano su 15 esemplari. Questi conii-copia, senza dedica, si riconoscono perché hanno una cornice "bombata" in rilievo. In base ad informazioni con questi conii-copia vennero fatti 1-2 esemplari in lega, dai quali poi furono ricavate la copie fuse e/o galvaniche che oggi circolano. Tutto ciò è valido fino al 12 settembre 1870, quando codesti conii-copia furono riportati nelle Secrete Stanze del Vaticano, in cui sono ancora conservati. Invece, da quei pochi esemplari bronzo originali senza dedica che Pio IX aveva regalato a qualcuno (ad es, sappiamo che ne diede uno al vescovo Dupanloup) furono ricavate per fusione e/o galvano altre copie (uno al museo di Montpellier, uno ad Arezzo, ecc ecc) che sono quelli che oggi circolano nelle aste numismatiche.” Descrizione dell’Incisore: Niccolò Cerbara (anche Nicola) nacque a Roma nel 1793 e morì a Firenze nel 1869. Fu un medaglista, incisore di gemme italiano. Figlio d’arte, suo padre era Giovanni Battista Cerbara, uno dei migliori incisori e medaglisti romani del ‘700. Il fratello maggiore, Giuseppe, era anche lui incisore di medaglie e monete che, come Nicola, aveva bottega a Roma mentre. Nel periodo della seconda Repubblica Romana, nel 1849, Nicola produsse i conii per le monete in baiocchi. Dopo la restaurazione venne considerato collaboratore del Governo Repubblicano e discriminato; lasciò Roma per la Toscana dove morì nel 1869. I suoi conii sia di monete che di alcune medaglie, continuarono a venire utilizzati dopo la rimozione della sua sigla o firma.
SPL
Price realized | 1'100 EUR |
Starting price | 400 EUR |