Urbano V (Guillaume de Grimoard), 28 ottobre 1362 – 19 dicembre 1370.
Mezzo grosso, AR 1,37 g. VRBANVS – PP QVNTVS Il pontefice, seduto in trono ornato ai lati da protomi leonine, benedice con la d. e tiene nella s. una lunga croce astile. Rv. + FACTA chiavi decussate IN ROMA chiavi decussate Croce patente accantonata da chiavette decussate. Muntoni 2. Berman 197. MIR 212 (questo esemplare illustrato, vol. IV, pag. 522). Della più grande rarità. BB / buon BB Questa straordinaria moneta, di grande fascino e importanza storica, può essere ritenuta un vero e proprio strumento di propaganda della politica papale dell’epoca, volta a restituire la sede pontificia a Roma. Papa Urbano V, Guillaume de Grimoard di Grisac, volle proseguire quanto già intrapreso dal suo predecessore Innocenzo VI (1352-1362), ovvero riportare la curia papale nella città eterna, dopo circa sessant’anni di esilio avignonese. Il precedente pontefice, infatti, con l’aiuto dell’abilissimo cardinale Egidio Albornoz, aveva avviato l’impresa di riconquista dei territori italiani nominalmente soggetti al potere temporale dei papi. Il trasferimento della sede ad Avignone aveva creato grave disordine negli Stati Pontifici, producendo condizioni di instabilità politica che resero necessario il ristabilimento dell’autorità ecclesiastica. Dopo diversi anni di scontri con la moltitudine di realtà politiche locali, l’Albornoz riuscì brillantemente nell’impresa, portando a termine il difficile compito assegnatogli. Il 16 ottobre del 1367 papa Urbano fece il suo solenne ingresso a Roma, si avverava così il tanto agognato ritorno in una città che però appariva in uno stato di desolante abbandono, a causa della lunga lontananza dell’autorità papale. Naturalmente il disordine amministrativo si rifletteva anche sulla vita civile. I cardinali francesi presenti in città si lamentavano dell’insofferenza loro riservata dai romani, ormai non più abituati alla presenza della curia, e il governo di una corte considerata straniera sapeva molto di occupazione. Il papa, che aveva voluto con fermezza il ritorno alla sede romana, cercò di condurre la mediazione tra potere e popolo, rinnovando in tutti la convinzione che la sede del successore di Pietro non poteva essere altro che quella di Roma. In tale contesto si coniarono due monete d’argento che recano la legenda FACTA IN ROMA, per ribadire la solennità dell’avvenimento e il valore politico di tali emissioni. Si tratta di due differenti nominali, il grosso romano o papale e il tipo del grosso avignonese. Al riguardo, il Martinori ci dà notizia che il primo grosso papale della serie pontificia coniato a Roma, emesso per volontà di Urbano V durante la sua permanenza capitolina, sarebbe stato battuto con conî fatti pervenire da Avignone e allo scopo modificati. Egualmente il grosso avignonese coniato nell’Urbe potrebbe aver avuto medesima origine. Riteniamo pertanto di eccezionale interesse l’esemplare proposto, poiché, oltre a essere un’assoluta rarità numismatica, fornisce un’ulteriore lettura storica circa la dualità istituzionale ed economica formatasi a seguito della cattività avignonese. La coniazione andrebbe ascritta ai tre anni di permanenza del pontefice nel palazzo Vaticano, dall’ottobre 1367 al settembre 1370. Papa Urbano morì il 19 dicembre 1370, poco dopo il suo ritorno ad Avignone, come gli predisse la profetessa Brigida di Svezia nell’esortarlo a non lasciare Roma.
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