Anno 1900 - A ricordo del regno e della visita del sovrano Umberto I a Napoli per il colera Bronzo dorato - 40,2 mm - 32,19 g - R - Opus: Lancelot Croce Marcelle Renè -150° Johnson 1262 - Camozzi Vertova 2884. Coniata a Firenze. Al dritto: VMBERTO . I . RE . D’ITALIA . MDCCCLXXVIII . MCM Busto del re a sinistra in alta uniforme. Nel campo a destra: sigla dell’incisore. Al rovescio: A . NAPOLI . SI . MVORE . VADO . A . NAPOLI. Il re in piedi, di fronte, tiene la mano dell’Italia turrita e assiste i colerosi. Sullo sfondo la veduta di Napoli e il Vesuvio fumante. In esergo: MD CCCL XXXIV. Il re Umberto I, ai primi di settembre, doveva recarsi a Pordenone per assistere alle corse, ma saputo che a Napoli infieriva il colera preferì correre in quest’ultima città e inviò al sindaco di Pordenone il famoso telegramma: "A Pordenone si fa festa, a Napoli si muore; io vado a Napoli". Dopo la precedente tempestiva presenza a Casamicciola dopo il disastro, e quella di ritornare subito a Napoli nel secondo tragico dramma, UMBERTO I, dimostrò tanta bontà d’animo da meritarsi il titolo non solo di Re ma di "re Buono". Il non "soldato" sfoderò un gran coraggio non sui campi di battaglia, ma nelle corsie degli appestati. La sera dell’8 settembre, accompagnato dal duca d’Aosta e da Depretis, il sovrano giunse nella capitale del Mezzogiorno e con vero sprezzo del pericolo e davanti a un nemico invisibile, si diede a visitare gli ospedali e i quartieri infetti di Porto, di Pendino e di Mercato, confortando i colerosi e rialzando lo spirito depresso dei Napoletani. Per i colpiti dal morbo contribuì alle cure e ad alleviare le loro sofferenze con alcune somme personali. Nella stessa occasione, emuli dell’esempio del sovrano, si distinsero nel portare soccorso ai colpiti dal morbo le squadre volontarie dell’alta Italia, di cui fecero parte Cavallotti, Fratti, Costa, Maffi, Bovio, Filippo Turati, Anna Kuliscioff ed altri. Descrizione dell’Incisore: Lancelot Croce Marcelle Renè, nacque a Parigi nel 1854 e morì a Roma nel 1938. Viene citata nei repertori storici come scultrice e medaglista. Figlia di Auguste Dieudonné Lancelot, litografo ed illustratore. In seguito al matrimonio con lo scultore Leonardo Croce, prese la nazionalità italiana, cambiando il nome in Marcella. Visse per diversi anni a Roma. Oltre alla pittura e alla scultura, si dedicò fin da giovane alla professione di medaglistica. Nel 1913 prese parte al concorso per incisore capo della Regia Zecca Italiana. Il Consiglio di Stato ne decise l’estromissione in quanto donna. Nel 1895, prese parte alla gara per il miglior modello per una medaglia commemorativa, organizzata dal "Comitato generale per solennizzare il XXV anniversario della liberazione di Roma". Nel corso della sua vita, partecipò a molte esposizioni, fra cui la Mostra Nazionale di Belle Arti di Milano del 1906, dove espose il bassorilievo in gesso "Il re nelle Calabrie". Fra le sue opere, la medaglia commemorativa nel 1907 per celebrare la nascita di Giuseppe Garibaldi. Una serie di medaglie dedicate dall’artista ai membri della famiglia Savoia si trovano nel Museo Boncompagni Ludovisi a Roma. È stata membro dell’Accademia di San Luca. Di lei la Calcografia Nazionale conserva una lastra col ritratto del Carducci. Graffi e colpi diffusi
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